News 2022

12/2022

12/2022

Economia circolare – Definito il metodo standard per misurare la circolarità

Una tappa importante nel cammino dell’economia circolare è la pubblicazione avvenuta il 1° dicembre 2022 della specifica tecnica UNI/TS 11820 “Misurazione della circolarità – Metodi ed indicatori per la misurazione dei processi circolari nelle organizzazioni”. La metodologia è stata messa a punto dalla Commissione tecnica UNI 057 che si sta occupando della elaborazione di standard sull’Economia circolare a cui ha partecipato attivamente anche il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica. La specifica tecnica UNI/TS 11820 diventa uno strumento operativo, punto di partenza per una efficace misurazione della circolarità per le imprese ed altre organizzazioni, un metodo per misurare il miglioramento della circolarità nelle politiche aziendali e di settore. In particolare, il documento definisce come raccogliere le informazioni utili per la misurazione della circolarità e prevede un set di indicatori (71 in totale, tra quantitativi, qualitativi e quanti-qualitativi) utili alle organizzazioni per verificare l’efficacia delle loro strategie. Gli indicatori si dividono in 7 categorie e comprendono: risorse materiche e componenti; risorse energetiche e idriche; rifiuti ed emissioni; logistica; prodotto e servizio; risorse umane, asset, policy e sostenibilità. Ancora una volta l’Italia si pone all’avanguardia sull’economia circolare, lo Standard UNI/TS 11820 è una tappa che si inserisce in un percorso più ampio che porterà alla elaborazione della norma ISO 59020, che fornirà uno strumento di misurazione della circolarità a livello internazionale. La specifica tecnica dà la possibilità alle organizzazioni italiane di dotarsi di un proprio strumento di confronto e di scambio sperimentale e prepararsi alle prospettive internazionali.
Oltre agli obiettivi di economia circolare, queste azioni andranno a contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, in particolare all’obiettivo 12 “Garantire modelli di consumo e produzione sostenibili” e agli obiettivi della Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile.

11/2022

Bonifiche, verso traguardo regole su interventi “semplificati”

Il Consiglio di Stato ha espresso parere favorevole sullo schema di regolamento Mite che disciplina le categorie di interventi nei siti contaminati che non necessitano di preventiva “valutazione delle interferenze”.
Con il via libera del Consiglio di Stato (parere 31 ottobre 2022, n. 1737), si avvicina la definitiva approvazione del provvedimento che, in attuazione dell’articolo 242-ter del Dlgs152/2006, individua le categorie di interventi/opere realizzabili nei siti oggetto di bonifica d’interesse nazionale (Sin) senza la preventiva valutazione dell’autorità competente sulla compatibilità degli stessi con l’esecuzione della bonifica e l’assenza di rischi per lavoratori ed altri fruitori dell’area (cd. “valutazione delle interferenze”).
Dopo aver “bocciato” a metà 2021 la prima versione dello schema di regolamento presentato dal Mite (parere 1036/2021), il CdS ha cambiato idea anche grazie all’importante supplemento istruttorio fornito dal Mite al fine di dimostrare l’efficacia delle misure di semplificazione proposte (che potrebbero sottrarre alla valutazione delle interferenze, secondo la ricognizione effettuata, circa il 70% dei procedimenti).
Il parere, pur favorevole, segnala aspetti della disciplina rimasti “parzialmente irrisolti”, riguardanti gli interventi assoggettati a “relazione tecnica asseverata” e la trattazione del coinvolgimento delle Regioni. In coda, il CdS manifesta la propria insoddisfazione in relazione alla mancata predisposizione di regole ad hoc per gli impianti di produzione di fonti rinnovabili (“non assurgono, come pure sarebbe stato raccomandabile, a una loro autonoma rilevanza”).

10/2022

Il MiTE ha approvato in via definitiva il primo tratto del Tyrrhenian link

Il Ministero della transizione ecologica ha approvato il progetto definitivo del primo tratto (tratto Est) del Tyrrhenian Link, il nuovo elettrodotto in corrente continua tra Sardegna, Sicilia e Campania.
Il tratto Est, lungo complessivamente 480 km, parte dal territorio di Battipaglia, nel salernitano in Campania, si snoda per la parte sottomarina nelle acque territoriali tra Campania, Basilicata e Calabria e Sicilia fino all’approdo nel territorio di Termini Imerese, nel palermitano, in Sicilia.
Il Tyrrhenian Link, inserito nel Piano di sviluppo della rete elettrica nazionale da Terna dal 2018, è un progetto all’avanguardia che prevede la realizzazione di due linee elettriche sottomarine (una dalla Campania alla Sicilia e una dalla Sicilia alla Sardegna) per un totale di 950 km di collegamento a 1000 MW in corrente continua.
La nuova infrastruttura è un’opera strategica per il sistema elettrico italiano nell’ambito degli obiettivi di transizione energetici fissati dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC). Infatti, consentirà non solo il miglioramento della capacità di scambio elettrico tra Campania, Sicilia e Sardegna, ma anche un più efficace utilizzo dei flussi di energia proveniente da fonti rinnovabili, che sono in costante aumento. Inoltre, avrà un ruolo decisivo nel miglioramento dell’affidabilità della rete e dell’intero sistema elettrico. L’intero progetto Tyrrhenian link richiederà l’investimento da parte di Terna, nei prossimi anni, di circa 3,7 miliardi di euro coinvolgendo nella realizzazione dell’opera circa 250 imprese.
L’opera nella sua interezza entrerà in esercizio nel 2028: il primo tratto autorizzato sarà operativo già a partire dalla fine del 2025.

09/2022

Crisi delle bollette manda in tilt il riciclo, iniziano stop ad impianti

Il 40% delle imprese di recupero maceri cartari è già fermo, si annunciano chiusure anche nella filiera della plastica.
Realizzare un modello di economia più circolare è essenziale per ridurre le emissioni di gas serra che stanno provocando la crisi climatica in corso, ma anche il riciclo richiede energia. Molta. E se non ci sono sufficienti fonti rinnovabili per tenere bassi i costi delle bollette, si ferma non solo la circolarità dell’economia ma anche la gestione dei nostri rifiuti. È quanto sta succedendo in questi giorni in Italia, con alcune associazioni d’impresa attive nel mondo del riciclo ad annunciare lo stop agli impianti. Già mesi fa Polieco (Consorzio nazionale dei rifiuti dei beni in polietilene) aveva fatto appello alle istituzioni affinché si attuassero politiche a sostegno, mentre oggi la prospettiva è quella della chiusura, con tonnellate di rifiuti che non avranno più una destinazione certa. Le imprese del riciclo, che sono altamente energivore, hanno già sostenuto nei mesi scorsi aumenti notevoli ma nelle ultime settimane il rialzo è stato tale da rendere non più sostenibile il ciclo produttivo. «Abbiamo sospeso il 40% delle attività, perché i costi dell’energia non sono più sostenibili», aggiungono da Assorimap, l’Associazione nazionale delle aziende che riciclano materie plastiche. Alcuni impianti sono già chiusi, mentre altri sono rimasti operativi soltanto alcuni giorni della settimana, una conseguenza del caro bollette, che da giugno ad agosto sono aumentate del 440%. La fluttuazione dei prezzi dell’energia non consente tra l’altro una programmazione delle attività. Basti osservare che appena due anni fa, in piena pandemia, il problema era altrettanto grave ma opposto a quello odierno: nel 2020 infatti l’industria della plastica stava affogando in un mare di petrolio a basso costo: allora prezzi delle materie vergini in caduta libera stavano mettendo a rischio il comparto in tutta Europa, mentre oggi accade il contrario. Prezzi troppo alti fermano il processo produttivo. Che fare? Unirima (Unione nazionale imprese raccolta, recupero, riciclo e commercio dei maceri) chiede al Governo di intensificare le verifiche su eventuali speculazioni, di introdurre un price cap sul prezzo dell’energia e di scollegare il valore delle rinnovabili dal gas, nonché di adottare misure temporanee volte ad incrementare le capacità di stoccaggio degli impianti.

08/2022

07/2022

Le Regioni dovranno gestire l’amianto sul proprio territorio

Entro i prossimi 18 mesi le Regioni dovranno aggiornare i propri piani di gestione dei rifiuti riportando il fabbisogno di smaltimento dei flussi contenenti amianto e indicando quali e quanti impianti realizzare per gestirli in sicurezza sul territorio, riducendo il ricorso a onerose spedizioni verso altre Regioni o Nazioni, ma anche scongiurando il rischio di abbandono incontrollato. Lo prevede il Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti approvato nei giorni scorsi dal Ministero della Transizione Ecologica, che stabilisce i criteri e le linee guida che le amministrazioni regionali dovranno seguire nella redazione dei propri piani, con l’obiettivo di “orientare le politiche pubbliche ed incentivare le iniziative private per lo sviluppo di un’economia sostenibile e circolare”. Una strada che passa anche per il rilancio delle attività di bonifica dei beni contaminati dalla fibra killer che, messa al bando nel 1992, ancora infesta l’intero territorio nazionale. Soprattutto nella forma di manufatti per l’edilizia, dalle coperture alle tubazioni passando per pannelli isolanti e controsoffittature, da rimuovere e smaltire in sicurezza in impianti di discarica opportunamente autorizzati, che stando al Programma Nazionale, dovranno essere collocati entro i confini regionali. Entro il 30 giugno di ogni anno Regioni e Province autonome dovrebbero inviare una mappatura aggiornata e dettagliata. Secondo stime Inail, a fronte delle 8 rimosse dalla data del bando, resterebbero da rimuovere e smaltire in sicurezza ancora 23 milioni di tonnellate di materiali, ma gli impianti attualmente autorizzati potrebbero non bastare ad accogliere tutti i rifiuti generati dalle attività di risanamento. Stando al Programma, le discariche operative sono 19 (9 al Nord, 2 al Centro e 8 al Sud), ma “in previsione dello smantellamento e bonifica dei manufatti contenenti amianto presenti sul territorio nazionale, si rende necessaria un’implementazione del sistema impiantistico”. Anche perché minore è la disponibilità degli impianti, maggiori sono i costi delle operazioni di bonifica. E questi, a loro volta, condizionano l’avanzamento delle attività di rimozione, come sembrano dimostrare i dati pubblicati da Ispra nell’ultimo rapporto sulla produzione e gestione dei rifiuti speciali, secondo cui le quantità di rifiuti contenenti amianto generate dalle attività di smantellamento di manufatti contaminati sono passate in dieci anni dalle oltre 530mila tonnellate del 2012 alle 385mila del 2020.

06/2022

1° Forum Green ed Eco-Sostenibilità – Napoli, Città della Scienza

Lunedì 30 Maggio 2022 si è tenuto il 1° Forum Green ed Eco-Sostenibilità presso la Città della Scienza di Napoli, in cui la Perna Ecologia S.p.A. è stata protagonista.
Il tema principale del Forum è stato il potenziare l’eco-sostenibilità per salvaguardare l’ambiente che “gentilmente” ci ospita, in linea con le buone pratiche dell’Agenda 2030 e, sviluppare le imprese, le infrastrutture ed i servizi. Presente il Rotary Club Distretto 2101 al gran completo, oltre che l’illustrissimo Ex Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il Generale Sergio Costa.
L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione sottoscritto nel Settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU ed ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, in un grande programma d’azione per un totale di 169 ‘target’ o traguardi. L’avvio ufficiale ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.
Gli Obiettivi per lo Sviluppo, dando seguito ai risultati di quelli che li hanno preceduti rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti, di cui:

Goal 1: Sconfiggere la povertà Goal 2: Sconfiggere la fame Goal 3: Salute e benessere
Goal 4: Istruzione di qualità Goal 5: Parità di genere Goal 6: Acqua pulita e servizi igienico-sanitari
Goal 7: Energia pulita e accessibile Goal 8: Lavoro dignitoso e crescita economica Goal 9: Imprese, innovazione e infrastrutture
Goal 10: Ridurre le disuguaglianze Goal 11: Città e comunità sostenibili Goal 12: Consumo e produzione responsabili
Goal 13: Lotta contro il cambiamento climatico Goal 14: Vita sott’acqua Goal 15: Vita sulla Terra
Goal 16: Pace, giustizia e istituzioni solide Goal 17: Partnership per gli obiettivi

05/2022

Slitta al 1° luglio entrata in vigore nuovo modello
formulario trasporto rifiuti da manutenzione fognaria

Rinviata al 1° Luglio l’entrata in vigore del nuovo formulario unico di identificazione per la raccolta e il trasporto dei rifiuti provenienti dalle attività di pulizia manutentiva delle reti fognarie pubbliche e private, comprese le fosse settiche e i bagni mobili. La proroga è stata disposta dall’Albo Nazionale Gestori Ambientali con una delibera del 21 Aprile. Il modello sarebbe dovuto diventare pienamente operativo il 30 aprile, ma il Ministero della Transizione Ecologica ne ha disposto il rinvio, per renderlo “interoperabile e fruibile agli applicativi gestionali in uso presso gli operatori economici”. Una decisione maturata a valle del confronto con le associazioni delle software house. Il modello, garantisce l’Albo, sarà disponibile sul portale Web dell’ente già a partire dal 1° Giugno, “in modo da consentire, fino al 30 giugno 2022 – si legge nella delibera – un periodo di sperimentazione finalizzato a testarne le funzionalità e la fruibilità per le imprese interessate”. La numerazione unica di identificazione e la vidimazione del modello di formulario verranno apposte in modalità virtuale grazie al sistema Vi.Vi.FIR, già interoperabile con i principali software per la gestione dei rifiuti e, per gli operatori che non ne fossero provvisti, raggiungibile anche dal portale dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali tramite interconnessione applicativa con il servizio. Il gestore, ricorda l’Albo, “dovrà preventivamente accreditarsi secondo le regole in uso nel sistema Vi.Vi.FIR, per attivare l’interoperabilità applicativa anche sul nuovo modello di formulario”. Una volta in vigore, spiega l’Albo, il formulario unico sarà utilizzato per accompagnare il trasporto del rifiuto dai diversi luoghi in cui viene effettuata l’attività di pulizia manutentiva, fino al raggruppamento temporaneo effettuato nel rispetto delle condizioni di cui all’articolo 183, comma 1, lettera bb) del D.Lgs. 152/2006, oppure direttamente ad impianto autorizzato al trattamento. Il documento unico integra il registro di carico e scarico.

04/2022

MUD 2022: Nuovo Modello e Nuova Scadenza

Il Modello di Dichiarazione Unica Ambientale (MUD) è lo strumento di contabilità ambientale tramite il quale devono essere denunciati, i rifiuti prodotti dalle attività economiche, i rifiuti raccolti dal Comune e quelli smaltiti, avviati al recupero, trasportati od oggetto di attività di intermediazione nel corso dell’anno che precede la medesima dichiarazione. Per il MUD 2022, con il D.P.C.M. 17 dicembre 2021 è stato approvato un Nuovo Modello da presentare con le solite modalità (via telematica o via PEC) entro il 21 maggio 2022, ovvero 120 giorni a decorrere dalla data di pubblicazione del decreto.
Queste sono le principali novità del MUD 2022:

• Inserimento nella Sezione Anagrafica di una nuova scheda “Riciclaggio” destinata ai soggetti che effettuano il riciclaggio finale dei rifiuti urbani e/o dei rifiuti di imballaggio;
• Inserimento, tra i soggetti tenuti alla presentazione e compilazione della Comunicazione Rifiuti Urbani, anche dei soggetti che si occupano della raccolta di rifiuti urbani conto terzi presso le utenze non domestiche che dovranno compilare alcune parti della Comunicazione, in particolare il “modulo RT-non Pub” (rifiuti raccolti al di fuori del servizio urbano di raccolta) allegato alla scheda RU;
• Revisione della scheda “CG – costi di gestione” della Comunicazione Rifiuti, per garantire una maggiore facilità nella compilazione (in particolare, è stata data la possibilità di inserire valori con tre cifre decimali e di inserire valori negativi ad alcune voci);
• Integrazione delle ISTRUZIONI, con particolare riguardo alle indicazioni per la compilazione delle nuove schede implementate e per chiarire meglio la definizione dei rifiuti urbani.

03/2022

Risoluzione ONU per riduzione rifiuti di plastica

L’Assemblea delle Nazioni Unite (Onu) per l’ambiente il 2 marzo 2022 ha approvato una risoluzione per porre fine all’inquinamento da rifiuti di plastica mettendo le basi per un accordo vincolante entro il 2024.

La risoluzione (intitolata “End Plastic Pollution: Towards an internationally legally binding instrument“) è stata approvata nel corso dell’assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente che si è tenuta a Nairobi (Kenya) dal 28 febbraio al 2 marzo 2022 con la partecipazione di 175 Paesi. La risoluzione istituisce un Comitato intergovernativo di negoziazione che inizierà i suoi lavori nel 2022 con il compito di completare una bozza di accordo globale giuridicamente vincolante entro la fine del 2024. Lo strumento sarà giuridicamente vincolante per i Paesi firmatari e dovrà riflettere le diverse alternative per affrontare l’intero ciclo di vita della plastica, la progettazione di prodotti e materiali riutilizzabili e riciclabili e la necessità di una maggiore collaborazione internazionale per facilitare l’accesso alla tecnologia, nonché rafforzare le capacità e la cooperazione scientifica e tecnica.

Al termine dei lavori del Comitato intergovernativo l’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente convocherà una conferenza diplomatica per adottarne l’esito e aprirlo alle firme. L’assemblea Onu ha sottolineato come la produzione di plastica è aumentata da 2 milioni di tonnellate nel 1950 a 348 milioni di tonnellate nel 2017, diventando un’industria globale del valore di 522,6 miliardi di dollari e si prevede che raddoppierà la sua capacità entro il 2040. Inevitabile porsi l’urgente problema della sua gestione a fine vita con strumenti normativi che vincolino globalmente i Paesi.

02/2022

Nessuna città italiana rispetta i limiti OMS per l’inquinamento dell’aria

Secondo il rapporto “Mal’aria” di Legambiente, nessuno dei capoluoghi di provincia italiani rispetta i valori limite dell’inquinamento atmosferico suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Su 102 città, tutte sforano i limiti, soprattutto al Nord.
Considerando le polveri sottili, ossia la media annuale di PM10, la bandiera nera va ad Alessandria, assieme ad altre 17 città: in particolare Milano, Brescia, Lodi, Mantova, Modena e Torino. Pochissime infatti sono le città che si trovano al di sotto di questa soglia (Caltanissetta, La Spezia, L’Aquila, Nuoro e Verbania).
Legambiente sottolinea l’insostenibilità di questa situazione: le città italiane risultano dei luoghi insalubri, dove risulta impossibile sfuggire all’inquinamento dell’aria. Per questo sottolinea l’urgenza “di ripensare e ridisegnare in prima battuta le aree metropolitane, gli spazi pubblici urbani e la mobilità sostenibile”.

Incentivare il trasporto pubblico locale dovrebbe essere la priorità di ogni investimento che il Governo si appresta a programmare, magari senza sprecare risorse e tempo in progetti anacronistici e inutili come il ponte sullo Stretto di Messina.
Altra priorità dovrebbe essere progettare Piani per la mobilità ciclistica in tutti i capoluoghi di provincia perché, come ricorda la Carta di Bruxelles, firmata nell’Europarlamento nel 2009: “La diffusione della mobilità in bicicletta contribuisce a rendere le città più vivibili, un trasporto urbano più efficiente, strade meno congestionate e meno rumorose, un’attività fisica individuale utile a combattere la sedentarietà, maggior sicurezza delle strade. Inoltre favorisce la lotta ai cambiamenti climatici, il risparmio dei carburanti fossili e lo sviluppo del turismo sostenibile.”

01/2022

Etichettatura ambientale, obbligo prorogato al 30 Giugno 2022

Durerà altri sei mesi la sospensione dell’obbligo di etichettatura ambientale degli imballaggi. Lo prevede il decreto “milleproroghe” pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale, che rinvia al 30 giugno 2022 la data di applicazione della disciplina. Allo stesso modo, i prodotti che alla data del 1 Luglio 2022 risultino già immessi in commercio sebbene privi di etichettatura potranno essere commercializzati fino ad esaurimento scorte. Sempre il ‘milleproroghe’ prevede che entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del provvedimento il Ministero della Transizione Ecologica debba provvedere ad adottare, con decreto di natura non regolamentare, le linee guida tecniche per l’etichettatura.

Il governo concede insomma sei mesi in più alle imprese coinvolte e al Ministero stesso per sciogliere i dubbi interpretativi che ancora oggi accompagnano la lettura e applicazione della disciplina. Si tratta di fatto della terza proroga per la misura introdotta dal decreto legislativo 116 del 2020, che ne prevedeva l’applicazione già dal 26 settembre dello stesso anno. Le proteste delle imprese per la mancata concessione di un periodo transitorio avevano portato a una prima proroga al 31 dicembre 2021, disposta con il ‘milleproroghe’ dello scorso anno, che per un pasticcio burocratico aveva però riguardato solo una parte della disciplina, quella delle informazioni sul fine vita del packaging, lasciando di fatto inalterato l’obbligo di indicazione del codice alfanumerico che identifica la natura del materiale d’imballaggio. Successivamente, il decreto legge sostegni aveva rinviato al 1 Gennaio 2022 l’applicazione dell’intero obbligo di etichettatura.